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Jun

Star Trek: l’Ira di Khan 2

Di cosa parlerà mai questo articolo? Di un vecchio film del 1982 di cui chi vi scrive ha citato malamente il titolo per motivi di senilità precoce? O ci sarà dell’altro? E perché manca la solita immagine a destra? Lo scopriremo dopo il salto … JUMP!


Dunque, i Cyloni … no, scusate, dopo un jump faccio sempre confusione.


Parliamo di Into Darkness, la seconda pellicola della nuova era di Star Trek diretta da quel geniaccio di JJ Abrams.

Il buon JJ sa che con la micidiale coppia Orci-Kurtzman alla sceneggiatura avrà al massimo un paio di battute stile Drive-in in mano e nulla più, allora deve inventarsi qualcosa. E’ pur sempre il geniale JJ Abrams.

Ecco allora che ci butta subito nella mischia con un bell’inizio utile a delineare i personaggi del film, che già conosciamo bene, con un Kirk guascone quanto basta, che ci regala subito l’infrazione di una decina di regole, scritte e non scritte, della Federazione, tra cui la sempre utile Prima Direttiva, un Bones che gli corre dietro e uno Spock pronto a salvare gli indigeni di turno.

E tanto per mantenere un po’ di mistero su come il film evolverà, Spock ci recita una frase piuttosto sibillina “le vite dei molti sono più importanti di quelle dei pochi”… cosa avrà voluto dire??? (e se vi state chiedendo “perché non ha chiuso con: o di uno”, e che cavolo, mica poteva essere così esplicito, doveva lasciare un minimo di incertezza).

Stacco, sigla, ma ora il film deve cominciare. Che ci inventiamo?

Il Cattivone con la C maiuscola, tale John Harrison, che sfruttando la debolezza di un povero ufficiale con figlioletta in fin di vita, salva la piccola costringendo il genitore ad eseguire un attentato stile terroristico in quella che sembra essere una banale biblioteca.

Allora il capo della Flotta, Robocop in persona (e non perché trattasi di Peter Weller ma perché è veramente ridotto come Robocop, poverino) riunisce tutti gli alti ufficiali presenti sulla terra, tra cui Kirk, tanto per cambiare degradato nel frattempo e Spock giusto per permettere all’Harrison di cui sopra di attentare alla loro vita e far fuori il povero Pike, antico mentore di Jim.

E’ caccia all’uomo, Misery deve morire … no scusate è Harrison che deve morire ma, piccolo problema, si è rifugiato su Kronos (figo, ci sono pure i Klingon).

L’Enterprise viene caricata di 72 siluri fotonici sperimentali, una figlia di ammiraglio in incognito (l’ammiraglio fa di cognome Marcus e la figlia di nome Carol, vi dice nulla?) ma perde Scotty, sostituito da macchietta-Checkov.

Si parte per Kronos, si scende sul pianeta in incognito ma, porca paletta, i Klingon beccano subito i nostri. Però arriva John “Superman” Harrison che prima dà una mano ai poveri malcapitati a sterminare un’intera pattuglia di guerrieri senza neanche farsi un graffio e poi, malgrado tenga sotto scacco i nostri eroi, si arrende loro senza batter ciglio.

Urca, ma chi è costui? Saliti sulla nave finalmente scopriamo il mistero. Si tratta di … non ve lo dico ma farò anche io il citazionista e, non sapendo disegnare, utilizzerò un termine ambiguo, Bau.

Scopriamo che Bau è stato risvegliato dall’ammiraglio Robocop per scatenare la guerra con i Klingon (oh, che bello, un ammiraglio malvagio per far fare bella figura al Capitano Kirk), tanto che, come di incanto, arriva proprio l’ammiraglio con una nave grande grande e tutta nera nella quale nel frattempo si è intrufolato il buon Scotty (sempre perfetta la sicurezza nelle navi della flotta).

E se non bastasse, a bordo dell’Enterprise c’è tutto l’equipaggio di Bau, in stasi criogenica nascosto nei famosi 72 siluri di cui sopra.

E mentre Kirk e Bau salgono di nascosto sulla nave di Robocop con l’aiuto di Scotty (sempre perfetta la sicurezza … no, scusate, questo l’ho già detto), un altro individuo viene risvegliato momentaneamente dalla stasi per fare una comparsata, trattasi del mummificato Nimoy nel ruolo dell’altro Spock (?!).

Volete sapere come va a finire? Ma non l’avete letto il titolo di questo articolo? Certo, Abrams mica copia, al massimo cita, quindi dall’altra parte del vetro stavolta non c’è Spock, ma di più non posso dirvi Risatona

Ah, e non manca neanche il fatidico urlo più famoso del cinema Trek “BAUUUUUUUUUUUUUU”

Ok, abbiamo scherzato un po’ e spero non ce ne vogliate, ma alla fine il film mi è piaciuto molto, c’è molto meno Lost che nel primo ed è infarcito di citazioni Trek (Abrams ha rispolverato anche i Triboli). Certo, c’è molto fan service, in ogni senso, ma fa parte del gioco. Forse i non addetti si troveranno un po’ spaesati in certi passaggi ma, anche considerandolo come un film d’azione a se stante, rimane godibile.

Originalità zero, questo si è capito, visto che in fondo trattasi, sia pure con i distinguo del caso, di remake, ma con il dinamico duo alla sceneggiatura meglio uno Star Trek II che un Iron Man III.

Per concludere, visto che non sono Abrams, che non ha ricordato di citare nei suoi ringraziamenti le due persone fondamentali che hanno contribuito alla riuscita del film, Nicholas Meyer e Ricardo Montalban, io invece vi cito, con piacere, la recensione a cui mi sono ispirato per queste righe e ringrazio Leo Ortolani per le risate.

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Giugno 2013 08:38