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Starship Troopers 3: Marauder

L’ormai decennale saga iniziata, in maniera geniale, da Paul Verhoeven nel 1997, ha visto nel 2008, il suo attesissimo terzo capitolo.

Starship Troopers è stato, fin dalla sua prima uscita, un film molto discusso e troppo spesso male interpretato da chi non è mai riuscito a cogliere la sua vena dissacrante e parodistica esaltata dai magnifici intermezzi delle news federali e dall’atmosfera simil-nazistoide volutamente esasperata.

Questa nuova avventura, diretta dallo sceneggiatore di tutte e tre le pellicole, Edward Neumeier, vuole essere il vero seguito del primo film, laddove la seconda pellicola sceglieva una strada decisamente alternativa.

Il film ha purtroppo alcuni limiti strutturali che si vedono in maniera chiara già ad una prima visione. Prima di tutto è un direct-to-video, il che limita, e parecchio, le possibilità di creare una storia di ampio respiro. Storia che è decisamente latitante in quanto la trama portante è fin troppo chiara e “telefonata”, lasciando presagire, fin dalle prime scene, quale sarà buona parte del corso degli eventi.

Altro limite evidente è dato dal gruppo principale di interpreti, tutti di estrazione televisiva, che, seppure mettano tutto il loro talento nelle scene, non emergono in maniera evidente. E’ il caso di Boris Kodjoe, generale braccio destro del Maresciallo dell’Aria, che sembra più un giocatore di basket in trasferta che un perfetto soldato o di Stephen Hogan, il Maresciallo di cui sopra, fin troppo stralunato nella sua interpretazione.
Molto in parte, sia pure nei suoi evidenti limiti, Jolene Blalock, decisamente più adatta ad un ruolo energico e fisico come questo che nei panni di una mite vulcaniana.

Ma parlando di attori, ST3 riserva una sorpresa che tutti aspettavano con ansia, il ritorno di Casper Van Dien nei panni di Johnny Rico. Messo da parte lo stupore iniziale di vedere l’attore del tutto identico ad 11 anni fa (non sembra invecchiato di un giorno!) mi viene ancora da chiedermi perché sia sprofondato nelle secche dei B-movies a basso costo invece di avere il successo che meriterebbe e a cui sembrava destinato dopo il primo film.

A fronte dei limiti illustrati la pellicola ha anche diversi pregi. Il principale è quello di aver ripreso le atmosfere della saga e di averle rese di nuovo appassionanti schiacciando l’acceleratore su alcuni aspetti ancora più dissacranti. Penso, ad esempio, alle pubbliche esecuzioni dei dissidenti politici con tanto di processo-farsa, o all’apparire di uno spiazzante messaggio religioso che si risolve nel finale con l’affermazione “Dio tutto sommato esiste,  ed è un cittadino!”

Altro aspetto positivo è quello di aver introdotto, sia pure un po’ rozzamente in quanto a realizzazione, le tute pensate da Heinlein, i Marauder del titolo, tradotti inspiegabilmente in italiano come “l’arma segreta”, e la cui mancanza nel primo film lasciò perplessi molti (ma Neumeier spiegherà in un backstage che dovettero scegliere tra il realizzare gli insetti o le tute per una mera questione economica).

Non da ultimo c’è un certo rimando ad alcuni temi tipici di certa animazione giapponese, dalle suit che rimandano in parte a Votoms e Gundam (per la cui creazione Tomino si ispirò proprio a Fanteria dello Spazio) al Maresciallo Anoke che è una sorta di star musicale che incita gli uomini a combattere attraverso al sua hit “A good day to die” (geniale!) e che ricorda molto da vicino, al maschile, le idol di molte serie anime.

In conclusione direi che, pure con i suoi evidenti limiti, ST3 si lascia apprezzare, specie per chi ama ed ha amato molto il primo film, e mostra che, tutto sommato, l’universo creato da Heinlein sulla carta e da Verhoeven sullo schermo è ancora vivo e può regalarci nuove emozioni e, speriamo, nuove puntate, magari con un budget più adeguato e la presenza fissa ed irrinunciabile di Casper Van Dien e del suo inimitabile Johnny Rico.
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Ultimo aggiornamento Venerdì 27 Febbraio 2009 17:52