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May

PRINCE OF PERSIA - Intervista a Jake Gyllenhaal

VISITA AL SET DI PRINCE OF PERSIA: LE SABBIE DEL TEMPO, 3 e 4 NOVEMBRE 2008


Traendo ispirazione dal celebre e omonimo videogioco, Walt Disney Pictures e il produttore Jerry Bruckheimer, il team che ha prodotto il franchise Pirati dei Caraibi, hanno deciso di portare sul grande schermo Prince of Persia: le sabbie del tempo, nell’estate del 2010.

Combinando divertimento, magia e tantissima azione, Prince of Persia è la storia del principe Dastan (Jake Gyllenhaal), in fuga assieme alla gran sacerdotessa Tamina (Gemma Arterton) per proteggere un potente pugnale contenente le sabbie del tempo, una sostanza mistica in grado di alterare il corso del tempo. Ma Dastan e Tamina non sono gli unici interessati alle sabbie e all’iconico pugnale e dovranno dar fondo a tutte le proprie risorse per proteggerlo da una schiera di malfattori comandati dal malvagio Nizam.

 

JAKE GYLLENHAAL - PRINCIPE DASTAN


Con una nomination al premio Oscar all’attivo, Jake Gyllenhaal ha partecipato a numerose pellicole, fra cui I segreti di Brokeback Mountain, Donnie Darko, Jarhead, Detenzione illegale e Cielo d’ottobre. Ha recitato accanto a molte stelle di Hollywood, come Anthony Hopkins, Meryl Streep, Tobey Maguire, Reese Witherspoon, Robert Downey Jr, Natalie Portman e Gwyneth Paltrow. Questo versatile attore ha inoltre calcato i palcoscenici del West End di Londra in This is Our Youth, a fianco di Anna Paquin e Hayden Christensen.

 

Il ruolo di Dastan, il Principe di Persia, è senza dubbio una delle parti più importanti recitate da Gyllenhaal nel corso della sua carriera. Benchè appassionati del videogioco considerino la selezione del giovane attore alquanto bizzarra, Jake, che ha ammesso di aver lavorato duramente per poter partecipare alle numerose e impegnative sequenze d’azione del film, è stato una vera rivelazionein questo ruolo.

 

D: Cosa ti ha attirato del film e cosa ne pensi della parte di Dastan?

 

Jake Gyllenhaal: Personalmente, non avrei mai pensato di recitare una parte del genere. È un ruolo che non ho mai interpretato, ma quando ne ho parlato con il regista, Mike Newell, ho capito che non si trattava semplicemente di un adattamento del videogioco, ma di una grande storia epica, una storia classica, emotiva e realistica, con moltissimi colpi di scena. Ogni giorno, durante le riprese, devi ricordarti a quale punto della vicenda ti trovi, come ci sei arrivato e chi hai dovuto trarre in inganno. Un lato del film che trovo affascinante. E se un film del genere andava fatto, poteva essere solo fatto dal migliore in questo campo: Jerry Bruckheimer!

 

D: Ci puoi raccontare un po’ come ti sei preparato sull’aspetto fisico di questo ruolo?

 

Jake Gyllenhaal: Mi sono allenato parecchio, correndo, facendo tanta attività fisica e diversi sport. Non sono un tipo a cui piace stare a casa e quindi non è stato un problema. Ma mi sono allenato come un matto. Come si evince dal videogioco, Dastan deve essere molto agile. Non si tratta di uno stile di combattimento gladiatorio, che è comunque presente, ma bisogna saper saltare muri, scalarli e correrci sopra. Ho cercato di simulare queste situazioni il più possibile nel corso degli allenamenti.

 

 

D: Quale percentuale del lavoro degli stunt e del parkour hai fatto personalmente?

 

Jake Gyllenhaal: Ho lavorato a Los Angeles per alcune settimane con un esperto di parkour. Bisogna imparare a muovere correttamente il corpo e l’atterraggio dopo un movimento o un salto è la cosa più importante. Sorprendentemente, a lungo andare, buona parte di quello che mi hanno insegnato è diventato discretamente facile. Una cosa che ho imparato girando questo film è che, se qualcuno ti chiede di fare qualcosa, ci devi almeno provare. Se non fai un tentativo, poi te ne pentirai per il resto della vita. E questo film mi ha dato la possibilità di provare tante cose un po’ folli, che non avrei fatto normalmente.

 

D: Ci sono state delle scene che volevi davvero girare in prima persona ma che invece sono state assegnate agli stuntman?

 

Jake Gyllenhaal: Nel film c’è un’intera scena con degli struzzi. Sono veri... non sono stati inseriti struzzi digitalizzati! Ci avevano ripetuto per intere settimane prima di girare quella scena che gli struzzi sono delle creature violente, che possono strapparti il cuore dal petto con un sol colpo di artiglio. Ce la stavamo facendo sotto. Poi durante le riprese il mio stuntman è entrato nel recinto degli struzzi e in quel momento ho pensato "Devo entrarci anch’io. Quando si ripresenterà l’occasione di entrare in una gabbia con uno struzzo?". L’ho fatto e devo dire che sono delle creature dolcissime! E ogni giorno è stato ricco di queste esperienze. Bisogna avere il coraggio di provare le cose.

 

D: Avevi mai giocato a Prince of Persia in passato e hai provato un senso di responsabilità nel portare sullo schermo l’iconico personaggio del principe?

 

Jake Gyllenhaal: Ho recitato la parte di tante persone vere nei miei film e senti sempre la stessa pressione. In questo caso, quello che era importante per me era portare del realismo in un mondo non completamente basato sulla realtà. Ho giocato parecchio con Prince of Persia quando ero più giovane e mi sento responsabile perché il principe nel gioco ha una sua personalità. Ha una storia alle sue spalle, ma non la conosciamo. Come attore, dunque, dovevo dare espressione al personaggio, creando un nuovo percorso per lo sviluppo della sua personalità. E in questi casi se la pressione ti rende nervoso non riesci nel tuo intento e rovini tutto.

 

D: Qual è stato l’aspetto più divertente nella realizzazione del film?

 

Jake Gyllenhaal: Mi sono sentito come quando, da ragazzino, esci con i tuoi amici e ti azzuffi con loro per gioco. Noi lo facevamo ogni giorno. Io non ho mai duellato, lottato o combattuto a tu per tu con nessuno prima d’ora. È stato fantastico: era lavoro ma anche divertimento. Certo, non è stato facile e per questo rispetto moltissimo chi riesce a divertirsi e a rimanere al tempo stesso professionale in queste scene. È come camminare e masticare la gomma contemporaneamente. Difficile per un attore.

 

D: Ti ha dato fastidio il gran caldo durante le riprese del film in Marocco?

 

Jake Gyllenhaal: A me il caldo piace. La maggior parte del cast era britannico e io sono della California del Sud, perciò una promessa che ho fatto durante le riprese è che non mi sarei mai lamentato del caldo. Il deserto è un posto di immensa chiarezza. È un luogo bellissimo. Se hai tanta acqua, ovviamente!


 

 

D: Come ti sei trovato a lavorare con il regista, Mike Newell?

 

Jake Gyllenhaal: Lavorare con Mike è fantastico. Il cast di personaggi nel film è alquanto insolito e questo rappresenta un valore aggiunto. Nessuno deve dimostrare nulla e tutti vogliamo scoprire qualcosa. Ecco la differenza fra questo film e tante altre pellicole come questa. Con Mike ogni giorno ogni cosa diventa più grande, più veloce e più divertente e dobbiamo rivolgerci a lui per comprendere bene la realtà della situazione.

 

D: Se il primo film sarà un successo, ti piacerebbe girare un paio di sequel?

 

Jake Gyllenhaal: Sì, certo. Dopo aver girato questo film sarà difficile tornare a recitare in ruoli minori. Quando fai un film così entri in uno stato euforico. Ogni giorno di più. Certo, in alcuni momenti sei molto stanco, ma a volte mi sono allenato perfino la domenica, perché il mio stato mentale è così. Sono pronto per qualsiasi cosa.

 

 

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Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Maggio 2010 16:19