Eventi http://2099.it/index.php?option=com_content&view=category&id=58&Itemid=57 Mon, 29 Apr 2024 13:44:16 +0000 Joomla! 1.5 - Open Source Content Management it-it Diabolik – Ginko all’Attacco, dal mio personalissimo cartellino http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1328%3Adiabolik-ginko-allattacco-dal-mio-personalissimo-cartellino&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1328%3Adiabolik-ginko-allattacco-dal-mio-personalissimo-cartellino&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Come da tradizione ormai consolidata nel panorama cinematografico eccoci al secondo film della trilogia di Diabolik dei Manetti Bros.

Anche in questo caso, come nella precedente pellicola, si è scelto di portare sullo schermo un particolare albo della sconfinata storia del re del terrore, nello specifico il numero 16.

Conoscerete sicuramente il detto “non giudicare un libro dalla copertina”, vero? Bene, il concetto è applicabile anche a questo film.

La scena iniziale, con un audace colpo di Diabolik, è scenografica ma la fuga del nostro col classico deltaplano che si libra in volo non è esaltante dal punto di vista del comparto grafico e non aiuta la successiva sequenza in auto di Eva pronta a issarlo a bordo, dove si nota l’effetto sfondo che scorre con la macchina ferma degno di un vecchio telefilm anni ’70 (magari voluto, chissà).

Ma la svolta arriva con i bellissimi titoli di testa che, più che un omaggio a Bond, mi hanno ricordato le rigogliose coreografie dei gloriosi varietà televisivi del sabato sera.

Questa nuova fatica dei Manetti ha un bel ritmo, sicuramente superiore a quello del primo film che comunque aveva una storia che aiutava meno, sotto questo aspetto, rispetto a quella narrata in questa occasione.

Ci sono alcune sequenze veramente degne di nota, prima tra tutte quella dell’inseguimento nei boschi girata davvero con bravura e perizia, grazie anche all’aiuto di tecniche moderne come l’uso di droni che comunque danno una bella mano ad aumentare la spettacolarità di una ripresa.

Mi sono sembrate ben riuscite anche le rappresentazioni dei vari covi di Diabolik e, come nella prima pellicola, l’ambientazione temporale.


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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Wed, 26 Apr 2023 06:00:00 +0000
Diabolik, pensieri in libertà sulla pellicola dei Manetti Bros. http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1322%3Adiabolik-pensieri-in-liberta-sulla-pellicola-dei-manetti-bros&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1322%3Adiabolik-pensieri-in-liberta-sulla-pellicola-dei-manetti-bros&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Uno dei vantaggi nello scrivere qualche riflessione su un film come Diabolik da parte di chi, saltuariamente e per puro diletto, si cimenta su questo sito è la sicurezza di avere talmente pochi lettori, e nessuno dei soggetti citati, da potersi esprimere senza timori particolari o trovarsi a dover confezionare uno scritto di pura natura promozionale.

Se aggiungiamo che chi scrive non è un appassionato del soggetto, per quanto lo legga spesso con grande piacere, considerandolo una lettura leggera e di grande intrattenimento, spero che le prossime righe possano essere apprezzate semplicemente per quello che sono.

Proviamo a dissipare subito un dubbio. Se pensate che il fumetto al cinema sia solo l’MCU o i tentativi, a volte imbarazzanti, della Warner, bene, lasciate perdere.

Diabolik, opera dei talentuosi fratelli Manetti, dei quali riconosco certamente il grande talento pur non amando particolarmente le loro produzioni, è un film molto, ma molto particolare.

Se dovessi provare a definirlo con una sola sentenza, direi un quadro in movimento, per quanto tale definizione possa sembra contraddittoria in termini.


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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Thu, 15 Sep 2022 06:00:00 +0000
PARLAMI DEL TUO FILM, USUL http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1319%3Aparlami-del-tuo-film-usul&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1319%3Aparlami-del-tuo-film-usul&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Dune di Denis Villeneuve è uno splendido film che, nella migliore delle ipotesi, naviga molto vicino alla soglia del non necessario.

Se non vi state, e non mi state, maledicendo per aver iniziato la lettura, permettetemi di  chiarire, molto brevemente, il concetto che vorrei  tentare di esprimere.

Partiamo dalle doverose precisazioni che conoscete già. Questa pellicola non è che la prima parte del racconto e sarà seguita dalla seconda che andrà a completare la storia che Lynch fu costretto, o invitato, a ridurre in un unico film andando a comprimere e semplificare molti passaggi del mastodontico primo volume di Herbert che Villeneuve ha deciso di esplicitare in maniera più completa e fedele.

E’ mia modesta opinione, che tale rimane, che queste due ore e trenta di prima parte, sia pure svolte in maniera pregevole, tra omaggi non banali alla prima pellicola ed evidenti punti di divergenza, non aggiungano nulla a quello che Lynch, gioco forza, andò a snellire.

Tutto scorre molto placidamente, come le acque di Caladan o la sabbia di Arrakis, senza intaccare o lasciare nulla. Tutto è funzionale ma, allo stesso tempo, ai limiti del superfluo. A volte il non detto, il percorso lasciato all’immaginazione, il sottratto racconta molto di più dell’esplicitato.

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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Wed, 19 Jan 2022 06:00:00 +0000
Shanda's River http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1263%3Ashandas-river&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1263%3Ashandas-river&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Assistere all’uscita, in home video, di un film indipendente a piccolo budget realizzato in Italia e destinato principalmente, purtroppo, al mercato estero è evento assai raro.

Sinceramente ho perso il conto delle piccole produzioni che ho dovuto visionare, magari in edizioni tedesche con traccia inglese prive, naturalmente, di sottotitoli, che non hanno trovato posto nelle innumerevoli uscite di un mercato spesso troppo orientato verso un mediocre prodotto straniero e mal disposto a valorizzare le coraggiose produzioni nazionali che vanno fuori dagli schemi della commedia, più o meno raffinata, o del film di impegno sociale.

Ritengo quindi doveroso iniziare queste righe ringraziando il coraggio e la lungimiranza della Cinemuseum che ha trovato la forza di proporre sul nostro mercato un bel film tra l’horror e il thriller, un film di genere, nel senso più alto del termine, quello che riporta ai nomi di Maestri come Argento, Fulci, Lenzi, Massaccesi, Martino (e l’elenco potrebbe andare avanti ad libitum) come Shanda’s River.

Un film dai costi ridotti, girato fondamentalmente su due location che prende spunto da un espediente narrativo che, se ci limitassimo a leggere una qualsiasi sinossi, potrebbe suonare banale (un ciclo temporale che si ripete all’infinito) e già usato ed abusato da cinema e TV con risultati non sempre brillanti (penso al pessimo episodio basato proprio su un loop temporale del pur riuscitissimo ed interessante Discovery, ultima incarnazione della saga fantascientifica di Star Trek).

Eppure è proprio la scelta di una ripetizione, seppure mai scontata, degli eventi che ha permesso di girare, nel tempo record di 9 giorni, una piccola perla che brilla accecante nel firmamento del cinema italiano e che, giustamente, ha ricevuto decine di riconoscimenti nei principali festival di tutto il mondo.

La principale forza del film sta, a mio modestissimo parere, nel grande lavoro di forza e armonia di tutto il gruppo.

]]> aquila2@2099.it (Antonio Gallina) Cinema Sat, 07 Apr 2018 06:00:00 +0000 LA SINDROME DI STENDHAL: COME TI SALVO UN FILM http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1228%3Ala-sindrome-di-stendhal-come-ti-salvo-un-film&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1228%3Ala-sindrome-di-stendhal-come-ti-salvo-un-film&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Qualche lettore ricorderà che avevo usato un titolo molto simile in passato per trattare di un genere poco frequentato su queste pagine, l’horror, e, perché no, anche il thriller, come scusa per parlare di film che, magari, non mi avevano pienamente convinto ma nei quali avevo trovato una o più scene che, da sole, mi avevano convinto che la visione era valsa la pena.

Come intuirete oggi parliamo di una pellicola del Maestro Dario Argento, approfittando anche del suo prossimo ritorno nelle sale, di cui dirò in separata sede.

E sono certo che le pellicole di Argento non possano che entrare di diritto nel fantastico, nella sua accezione più ampia.

In questa sede non voglio in alcun modo fare una critica o sviscerare il film, che poco mi convinse all’epoca e che ha confermato le mie perplessità anche oggi, perché sul Maestro si è scritto tanto, tantissimo, sia sotto forma di saggio che in siti e blog più specializzati e preparati del nostro, nonché sulle principali riviste di settore, nazionali ed internazionali e il mio parere personale nulla andrebbe a togliere o ad aggiungere ad una figura che rimarrà per sempre impressa nella storia del cinema mondiale.

Tra l’altro, a mio modestissimo parere, i primi minuti della pellicola, ambientati agli Uffizi, andrebbero proiettati in ogni scuola di cinema come esempio di pura arte registica. E non solo.

Ne La Sindrome di Stendhal c’è tutto Dario Argento, in ogni ripresa, in ogni passaggio, in ogni scelta visiva. Eppure ho sempre avuto questa strana sensazione per cui il film non avesse più nulla da dire dal momento in cui Asia Argento si taglia i capelli in ospedale, a Firenze, dopo aver subito violenza dall’assassino-stupratore seriale.

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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Tue, 17 Jan 2017 06:00:00 +0000
[recensione] The Great Journey http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1214%3Arecensione-the-great-journey&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1214%3Arecensione-the-great-journey&catid=58%3Acinema&Itemid=57 E’ davvero un grande viaggio quello che ha portato Fabio Salvati, ancora una volta affiancato da Armando Basso, alla realizzazione di questo nuovo corto, presentato, con grande successo, al recente Fanta-Festival di Roma, giunto alla sua trentaseiesima edizione.

Chi segue 2099 sa che abbiamo recensito tutti i lavori del talentuoso regista. E’ quindi motivo di particolare orgoglio poter scrivere qualche breve riflessione su questa nuova opera intitolata “The Great Journey”.

Già il titolo, per pura assonanza, ci porta echi di storie passate ma sempre attuali legati alla storica testata “Journey into Mystery”, per quanto, come sempre nelle opere di Salvati, qui si parla di sf allo stato puro e non ci sono tracce di effimeri e modaioli eroi in costume.

Il corto si apre con una scena dal sapore quasi bondiano, con un satellite che inquadra in rapida successione diverse città del mondo, localizzando alcune famiglie accomunate dal lieto evento della nascita di un erede maschio.

La scena si sposta su uno di questi nuclei, la famiglia Coleman, che riceve la visita di alcuni inquietanti agenti che prelevano il piccolo dalle mani della madre, con tanto di regolare contratto di cessione evidentemente redatto già prima della nascita del bambino al quale i genitori devono, sia pure con grande riluttanza, sottostare.

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aquila2@2099.it (Antonio Gallina) Cinema Sat, 23 Jul 2016 06:00:00 +0000
INSURGENT…è grave che mi sia piaciuto molto meno? http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1173%3Ainsurgente-grave-che-mi-sia-piaciuto-molto-meno&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1173%3Ainsurgente-grave-che-mi-sia-piaciuto-molto-meno&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Se avete visto Scream 2 ricorderete un simpatico dialogo che Wes Craven mette in scena nella classe di cinematografia nel quale si discute sull’ipotesi che i seguiti dei film siano migliori, o peggiori, dei numeri uno.

Tra l’altro io sono un estimatore dei due “numeri due” citati nel dialogo. Ho sempre considerato Terminator 2 migliore del suo predecessore ed amo alla follia Aliens, pur riconoscendo in Alien un capolavoro assoluto.

Oggi parlare di seguiti è quasi accademia visto che le pellicole nascono già in configurazione trilogia/quadrilogia e tutto è pianificato attentamente sin dall’inizio.

Se da un lato questo espediente permette una migliore coerenza stilistica, dall’altro può rendere le pellicole più simili ad un serial televisivo che ad un’opera cinematografica.

Insurgent sfugge a questa regola ed oltre a perdere contatto col predecessore, scade in qualità e contenuti.

Partiamo da un elemento fondamentale, il film si svolge temporalmente cinque giorni dopo il precedente quindi sarebbe lecito aspettarsi una certa continuità che a livello di narrazione è mantenuta ma a livello visivo scompare totalmente.

]]> aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Thu, 20 Aug 2015 06:00:00 +0000 LA CHIESA: COME TI SALVO UN FILM http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1172%3Ala-chiesa-come-ti-salvo-un-film&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1172%3Ala-chiesa-come-ti-salvo-un-film&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Di solito non parliamo molto, direi quasi mai, di cinema horror e di tutti i sui sottogeneri, ma, in fondo, siamo sempre nel grande filone del fantastico.

In questo caso mi soffermerò su un vecchio horror italiano tardi anni 80, genere che, sotto l’ala protettiva del Maestro Dario Argento, ha visto produrre interessanti lavori, riusciti o meno, per mano di registi come Lamberto Bava, figlio del grande Mario, Michele Soavi e Sergio Stivaletti, in trasferta dal suo ruolo principale di mago degli effetti speciali.

Ed è proprio su Michele Soavi che ci soffermiamo. Ai più il nome di Soavi evocherà fiction televisive come “Ultimo” o “Nassiriya” o, al massimo, “Della Morte Dell’Amore” (così come, purtroppo, il nome di Bava al massimo viene affiancato a “Fantaghirò”).

Se noi pensiamo a Soavi invece, pensiamo all’aiuto regista di Phenomena o al regista dell’interessante opera prima "Deliria" (Bloody Bird).

Nel 1989 Soavi dirige un film scritto in collaborazione con Dario Argento dal titolo “La Chiesa”. Il film non è un capolavoro, per molti motivi, il primo dei quali è che sembra un ennesimo seguito di “Demoni”.


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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Thu, 13 Aug 2015 06:00:00 +0000
DIVERGENT…E’ GRAVE CHE MI SIA PIACIUTO? http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1170%3Adivergente-grave-che-mi-sia-piaciuto&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1170%3Adivergente-grave-che-mi-sia-piaciuto&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Parto da una premessa della quale, sono certo, non sentirete il bisogno (potete saltare il paragrafo pari pari senza pentimenti). Avevo comprato il BR di Divergent mesi fa, sulla scia dell’entusiasmo, mai sopito, per Hunger Games e l’ho lasciato a prendere polvere fino a ieri.

Sono sempre stato convinto che il mio apprezzamento per la saga cinematografica di Hunger Games, al contrario di quella su carta che trovo oltremodo pesante, fosse dovuto alla presenza di Jennifer Lawrence e del suo naturale talento di attrice.

Evidentemente, visto il titolo dell’articolo, deve proprio piacermi il genere, dato che ho apprezzato anche il primo capitolo della immancabile, trilogia, che diverrà quadrilogia in pellicola, di Divergent.

Le due saghe, in fondo, sono davvero simili. Sono storie di amore e ribellione pensate per un pubblico giovane, che le apprezza per quel fondo di fotoromanzo che contengono tra le righe, ma che, almeno a mio parere, riescono ad attrarre, sia pure con moderato distacco, anche un pubblico più adulto.

Il tratto maggiore che lega le storie è dato dalla presenza di una figure di eroina forte e risoluta, ma allo stesso tempo fragile e femminile, che non è affatto una contraddizione in termini ma che determina con assoluta forza un character credibile nel quale far immedesimare il pubblico femminile senza lasciare indifferente quello maschile.

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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Thu, 16 Jul 2015 06:00:00 +0000
LUCY? ERA MEGLIO LEON http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1145%3Alucy-era-meglio-leon&catid=58%3Acinema&Itemid=57 http://2099.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1145%3Alucy-era-meglio-leon&catid=58%3Acinema&Itemid=57 Luc Besson è un regista che mi è sempre piaciuto per molti motivi, in particolare per il suo stile e per il gusto delle storie che ha portato sullo schermo, a volte forti e dure, come in Nikita e Leon, altre divertite e divertenti, come le sceneggiature dei vari Taxxi e del delizioso Wasabi.

Altro merito enorme Besson lo ha sempre avuto nella scelta degli attori delle sue pellicole, dalla scoperta della splendida Milla Jovovich in quel piccolo capolavoro fantascientifico che è Il quinto elemento (dove, ricordiamolo, tirò fuori il meglio dal buon Bruce Willis) e di una poco più che bambina Natalie Portman in Leon, a Gary Oldman e Jean Reno, attori straordinari nel già citato Leon.

Fatta tutta questa premessa la sua nuova pellicola come regista, visto che dal lontano 2005 non si vedevano nuove produzioni, escludendo escursioni nell’animazione e due pellicole molto particolari, una biografica nel 2012 e una commediola con De Niro (evito commenti sulla deriva artistica dell’attore negli ultimi anni) nel 2013, era attesa con molto interesse.

L’argomento, tra lo scientifico e il fantascientifico, che muove la storia è affascinante. Il cervello umano, secondo molti studiosi, viene utilizzato per un 10% del proprio potenziale. Cosa succederebbe se riuscissimo a sbloccare il 100% delle sue capacità?

Per sviluppare la storia Besson sceglie un cast di lusso, ancora una volta con una figura femminile al centro di tutto, la bravissima e bellissima Scarlett Johansson e affiancandole il grande Morgan Freeman, perfetto nella parte dello studioso di fama mondiale.

Il risultato? Sinceramente, non trovo un modo per definirlo senza essere lapidario.

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aquila2@2099.it (aquila2) Cinema Thu, 15 Jan 2015 06:00:00 +0000