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08
Oct

HUNGER GAMES

Se c’è un errore che possiamo fare, e nel quale cado spesso vittima anche io, è quello di porci alla visione di una pellicola con dei preconcetti.

Purtroppo, il circolo continuo ed ininterrotto di informazioni che ci bombardano ogni giorno difficilmente ci permette di visionare un film senza averne già sentito parlare o letto in qualche sito più o meno ufficiale. Ed ecco che, come per incanto, scatta nella mente il pensiero “inutile vedere questo film, so già che non mi piacerà/interesserà”.

Che cos’è Hunger Games senza averlo visto e basandosi solo su qualche brandello di informazione piovuta qua e la? Un filmetto d’amore melenso per teenager, in particolare per gentili donzelle.

Benissimo, niente di più sbagliato, e ve ne renderete conto solo dopo averlo visto. A meno che non consideriate una smielata storiella d’amore “Romeo e Giulietta” (paragone azzardato e sicuramente esagerato, ma che serve a rendere l’idea).

Prima di tutto Hunger Games è una pellicola di sf, così come qualunque storia ambientata in un ipotetico futuro. Al suo interno poi troviamo altri stilemi tipici del cinema, come in tutte le pellicole di sf che al loro interno contengono azione, western, storie d’amore, fantasy e così via.


La prima metà del film, quella che precede i giochi veri e propri è un piccolo gioiello. Le atmosfere, le musiche e i colori sono sicuramente debitrici al Battlestar Galactica di Moore.

Il contrasto, forte e disturbante, tra la miseria dei distretti, 12 appunto, come le colonie di Galactica, e l’opulenza di Capitol, per certi versi identica a Caprica, è da manuale. Certo, magari nulla di già visto, ma il tutto reso con mestiere e un’ottima regia.

I costumi e il trucco, che potrebbero sembrare ad un primo sguardo, pacchiani ed esagerati, oltre a riportare alla mente “Il Quinto Elemento” servono proprio a calcare la mano sul diverso status sociale dei cittadini dei distretti e quelli della madrepatria.

La seconda parte, forse più convenzionale, legata ai giochi e alla terribile lotta per la sopravvivenza tra i 24 giovani, svolge comunque egregiamente il suo compito e tiene alta la tensione tra colpi di scena interessanti e momenti commoventi. Certo, anche qui l’idea viene pari pari dal manga “Battle Royale”, sia pure occidentalizzata a dovere. Ma, e torno a ripetermi, non è detto che non si possa trarre un bel film da temi già trattati e conosciuti, se si è capaci di scegliere un buon cast ed un regista degno di questo titolo.

Purtroppo, in nome della serializzazione imperante che ormai coinvolge il grande schermo peggio del piccolo, il finale è equiparabile a quello di una qualunque puntata di un serial televisivo pronto a lanciare a brevissimo la sua seconda stagione. E qui la regola viene applicata con fin troppo ardore, lasciando lo spettatore a metà strada tra il perplesso e il deluso.

Parlare di Hunger Games come film, ricordando, per dovere di cronaca, che la pellicola è tratta dalla saga letteraria campione di incassi della scrittrice Suzanne Collins, senza parlare degli attori sarebbe un delitto.

A Jennifer Lawrence andrebbe fatto un monumento. Non si vince un Oscar, per “Silver Linings Playbook, così giovani per caso.

Al di là del fatto di essere una ragazza molto bella e con una grazia innata, ha la recitazione nel sangue, riuscendo a risultare credibile sia nei panni di una supereroina, come Mystica in “X-Men: First Class” che in ruoli altamente drammatici, come in “Winter Bone’s”. Raramente ci troviamo di fronte ad attrici che possano reggere sulle proprie spalle un intero film anche senza il bisogno di validi comprimari.

Fortunatamente in Hunger Games i comprimari ci sono, ed anche molto bravi.

Citerei per primo, anche un po’ per campanilismo, il grande Stanley Tucci, attore a cui dovrebbero dare qualche bel ruolo da protagonista oltre alle centinaia di ruoli, più o meno da caratterista, che ha interpretato fino ad oggi.

Bravo anche il giovane compagno della Lawrence, Josh Hutcherson, e il più piccolo degli Hemsworth, Lian.

Ottimo Woody Harrelson, che finalmente ho il piacere di rivedere in un bel ruolo e sempre impeccabile Donald Sutherland, Presidente di Panem.

E c’è anche l’attore che non ti aspetti, un credibilissimo Lenny Kravitz, mentore dei giovani Katniss e Peeta.

Ed infine, vi sfido a riconoscere sotto il pesante trucco di Effie, una matura e simpatica Elizabeth Banks.

Se non avete visto Hunger Games perché pensavate di dover sopportare una pellicola per mocciosi, liberatevi dai pregiudizi e date al film una possibilità. Che vi piaccia o meno, non sarà tempo sprecato.

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Ultimo aggiornamento Martedì 08 Ottobre 2013 14:05