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13
Aug

LA CHIESA: COME TI SALVO UN FILM

Di solito non parliamo molto, direi quasi mai, di cinema horror e di tutti i sui sottogeneri, ma, in fondo, siamo sempre nel grande filone del fantastico.

In questo caso mi soffermerò su un vecchio horror italiano tardi anni 80, genere che, sotto l’ala protettiva del Maestro Dario Argento, ha visto produrre interessanti lavori, riusciti o meno, per mano di registi come Lamberto Bava, figlio del grande Mario, Michele Soavi e Sergio Stivaletti, in trasferta dal suo ruolo principale di mago degli effetti speciali.

Ed è proprio su Michele Soavi che ci soffermiamo. Ai più il nome di Soavi evocherà fiction televisive come “Ultimo” o “Nassiriya” o, al massimo, “Della Morte Dell’Amore” (così come, purtroppo, il nome di Bava al massimo viene affiancato a “Fantaghirò”).

Se noi pensiamo a Soavi invece, pensiamo all’aiuto regista di Phenomena o al regista dell’interessante opera prima "Deliria" (Bloody Bird).

Nel 1989 Soavi dirige un film scritto in collaborazione con Dario Argento dal titolo “La Chiesa”. Il film non è un capolavoro, per molti motivi, il primo dei quali è che sembra un ennesimo seguito di “Demoni”.


In effetti, “La Chiesa” nasce, come raccontato dal Maestro Luigi Cozzi, come “Demoni 3” e, come i precedenti, doveva essere diretto da Lamberto Bava. Per un avvicendamento nella produzione, viene chiesto ad Argento di riscrivere la trama come opera a se stante e la regia passa nelle mani di Soavi.


Il fulcro della vicenda si svolge dentro una chiesa costruita sopra un cimitero dimora di demoni, risvegliati da un bibliotecario troppo curioso. Un eterogeneo gruppo di persone rimane intrappolato nel luogo di culto e viene via via sterminato.

Tutto scorre abbastanza linearmente, sebbene con buon mestiere, e il solo punto di possibile interesse è la presenza di una giovanissima Asia Argento che fa da filo conduttore tra l’inizio della pellicola, ambientato nel medio evo, e il presente.

Nel prevedibile sviluppo narrativo, ecco la scena che non ti aspetti, che da sola, a mio modestissimo parere, salva il film, con una trovata di una comicità macabra da premio.

Tra i personaggi intrappolati dal demone c’è una simpatica coppia di anziani che festeggiano le nozze, lei calma e serafica, lui brontolone e noioso.

Non sapendo come raggiungere un aiuto esterno, porte sprangate, telefoni isolati, decidono di salire sul campanile con lo scopo di suonare le campane per attirare l’attenzione.

Arrivati a fatica in cima, lui si lamenta perché non vi è nulla per percuotere la campana in modo da produrre un qualche suono.

Dopo uno stacco di scena, si sente finalmente il suono delle campane e, mentre la camera torna ad inquadrare la sommità del campanile, si vede l’anziana e arzilla signora con in mano la testa mozzata del noioso coniuge suonarle a distesa usando l’ormai defunto marito come batacchio.

Come vedete, un buon motivo per apprezzare anche un'opera, tutto sommato, minore. Datele un’occhiata, non ve ne pentirete.

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Ultimo aggiornamento Martedì 17 Gennaio 2017 23:40