Chi segue 2099.it da quando iniziò a muovere i primi passi nel web, sa bene che, sia pure con cadenza aperiodica, ci piace recensire film, libri e manifestazioni legate al mondo del fantastico.
Con Fabio Salvati abbiamo un legame particolare, in quanto fu il primo autore ad averci proposto di visionare e commentare, bontà sua, le sue opere.
Specializzato in cortometraggi fantascientifici nei quali la componente sociale ed economica si affianca sagacemente al filo conduttore avveniristico, portando lo spettatore ad un’attenta e profonda riflessione sull’oggi e i possibili scenari di un futuro fin troppo attuale, la nuova opera di Salvati, affiancato questa volta del regista e musicista Armando Basso, non sfugge alla regola di quello che definirei un impianto stilistico che definisce i lavori dell’autore in maniera inequivocabile.
Ci sono opere delle quali non è necessario conoscere lo sceneggiatore o il regista, perché l’impronta che lasciano all’interno dell’immagine rende lo spettatore, avvezzo o casuale, in grado di capire subito a chi va attribuita la scena che sta visionando. Con Salvati si ha la stessa, medesima, sensazione.
Descrivervi la trama di “The last glow”, che in poco più di 16 minuti, ci racconta una storia di un’attualità profonda in un ambiente che si dipana tra luoghi familiare ma allo stesso tempo profondamente alieni, sarebbe un vero delitto.
L’opera va visionata, assaporata, assorbita, se volete anche odiata per la franchezza con la quale ci racconta, tra le pieghe della fascinazione futura, quanto la nostra società odierna sia pervasa da un virus sociale molto più pericoloso di qualunque malattia pandemica.
Questo breve scritto vuole però essere anche una breve e modesta recensione e mi è d’obbligo raccontarvi almeno qualcosa.
Diciamo allora che il corto inizia con una scena per certi versi molto rassicurante con un ragazzino che gioca con un aquilone su una spiaggia seguito dallo sguardo attento ed amorevole di sua madre.
Ultimo aggiornamento Lunedì 06 Ottobre 2014 14:37
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