Chi è solito onorarmi con la lettura dei miei saltuari interventi su film e serie delle quali mi diletto a tracciare una piccola recensione sa che sono solito argomentare, più o meno approfonditamente, le mie opinioni.
Con il nuovo capitolo cinematografico di Terminator, Salvation, ho l’impressione di perdere il mio tempo e, nel contempo, farne perdere anche a voi.
Sintetizzando, se cercate un prodotto popcorn che si collochi a metà strada tra “Independence Day” e “Transformers”, pieno per almeno tre quarti della sua durata di mirabolanti, quanto inutili, effetti speciali e per il resto riempito da una trama che definire banale, scontata e telefonata è quantomeno un complimento, bene, correte pure al cinema.
Ma se per caso amate la saga di Terminator, dai due capolavori di James Cameron al pur buono “Rise of the machine”, senza tralasciare Sarah Connors Chronicles, restate pure a casa e risparmiatevi prezzo del biglietto e la successiva arrabbiatura.
In Salvation si è persa letteralmente ogni pur minima traccia della forza ispiratrice della serie e del suo ottimale equilibrio tra azione e profondità di lettura. Ci troviamo, purtroppo, di fronte ad un prodotto usa e getta perfettamente in linea con la tendenza attuale del cinema a stelle e strisce con una trama buona, ad essere generosi, per un TV o un B movie.
Ma quello che delude di più è la desolante mancanza di una sceneggiatura forte e convincente supplita da un susseguirsi inutile di esplosioni ed inseguimenti e dall’introduzione del nuovo personaggio, Marcus Wright, fuori luogo e fuori tempo, in tutti i sensi. E purtroppo la non-sceneggiatura non aiuta a fare luce sulla serie di paradossi e assurdità inspiegabili che si generano di scena in scena.
Certo, è solo sf, qualcuno potrebbe obiettare. Esatto, ma ha la (s)fortuna di portare un nome nobile nel titolo, quello di Terminator.
E per concludere mi chiedo come mai il sempre ottimo Christian Bale sia rimasto coinvolto in questo pasticcio, disperso in una selva di attori decisamente anonimi ed apparizioni computerizzate (povero Schwarzenegger…) tra cui spicca, a ragione, quel grandissimo caratterista che risponde al nome di Michael Ironside, che apprezzo sempre con grande piacere, nelle sue indimenticabili apparizioni, sin dai tempi del lontano Visitors televisivo.
Se questo è il futuro della saga allora è meglio “terminarla” (o guardarsi Terminenzio, ma questa è un’altra storia).